cuce l'uncinetto un fil bianco di cotone,
presso lume c’ardea a bassa fiamma,
ch’ancor mai quella vampa fu viva e alta.
tesse l’uncinetto con mano stanca,
la donna avvolta d’uno scialle in lana,
che sferza senza posa quel filato.
più non crepita calda la caldana.
un pugno di cinigia le rimase:
sarebbe servito, al primo canto,
a stirare col ferro quella manta.
i criatur' su petra straziavano,
bocche come becchi a cercare cibo,
che s’appagavano del loro pianto.
or dormivan nella seconda stanza,
chi per testa, chi per piedi abbracciati,
come boni frati, a darsi calore.
manco il tuonar dei fochi gli destava.
S. Michele, era fora la grotta,
dalla piazza, vociar allegro giungea
a glorificare il santo patrono.
L’indomani una giovine fanciulla,
di chiara schiatta attendea lo sposo,
e disponea con cura la sua dote.
La donna era a tirare d’uncinetto.
in cambio, avevano parolato:
un panier d'ova, quattro lonze rare,
e uno staio ben colmo di tumminia.
il segar del fil tirato sul dito,
sbucciatura gli aveva recato,
della quale ella, non si avvide.
e stilla di cruore macchiò il biancore,
il ricamo che cresce n’è corrotto.
poi al primo canto, il gallo la ridesta:
che del danno fatto, allor si accorse;
troppo tardi fu, per porre rimedio.
avvolse, il suo lavoro in un telo,
e si diresse alla casa dei signori.
le aprì lento il portone il servitore,
ed ella a lui raccontò il suo misfatto.
cedutogli il suo lavoro, attese
sotto la neve che cadeva più grossa.
…attese… attese… ancor attese.
il portone si dischiuse appena,
una mano porse un sol paniere d'ova.
ch’ella prese, e umilmente ringraziò.
s’apprestò a tornare alla sua casa,
fermandosi pria al beato Rosario,
pel lodar dell’ova e de’ suoi figli.
L’uncinetto. testo di Oldman61